L’inflazione è una delle variabili più importanti in economia. In questo articolo vediamo da cosa è causata, come si calcola e in che modo è possibile proteggersi dall’inflazione crescente.
Le informazioni principali
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In generale, l'inflazione si riferisce all'aumento dei prezzi di beni e servizi in un determinato periodo di tempo. A dicembre 2021, il tasso di inflazione in Italia era del 3,9 %. Ciò significa che, se una spesa media al supermercato a dicembre 2020 costava 100 euro, a un anno di distanza la stessa spesa costava 103,90 euro. I beni acquistati sono diventati più cari di 3,90 euro o del 3,9%. L’inflazione, dunque, si misura anche attraverso il tasso di inflazione. Gli economisti definiscono questo fenomeno come un aumento del livello dei prezzi in un'economia. Dal punto di vista dei consumatori, si traduce in una perdita di potere d’acquisto.
Ci sono diversi modi per misurare l’inflazione. Oltre ai prezzi dei generi alimentari, nel calcolo sono solitamente inclusi: i costi per la benzina, il gasolio per il riscaldamento, i servizi artigianali o i pernottamenti in hotel. I costi di questi beni e servizi sono registrati in un cosiddetto Indice dei prezzi al consumo (CPI). Il tasso di inflazione è la variazione percentuale dell'indice dei prezzi al consumo in un determinato periodo di tempo.
L’inflazione ha origine da cause di varia natura. Nel mondo economico vi è consenso sul fatto che l'inflazione nel breve e medio termine sia solitamente causata da un aumento dei costi di produzione o della domanda di determinati beni. Allo stesso modo, gli economisti concordano sul fatto che l'inflazione nel lungo periodo sia determinata da una crescita eccessiva dell'offerta di moneta, e che tassi di inflazione molto elevati siano dannosi. Pertanto, molti economisti preferiscono tassi di inflazione piuttosto bassi, seppur positivi. Ciò si riflette negli obiettivi delle banche centrali, che hanno il compito di mantenere la stabilità dei prezzi, sinonimo di controllo dell'inflazione. La Banca Centrale Europea (BCE), ad esempio, si è posta l'obiettivo di mantenere l'inflazione al 2%, con un'uguale avversione per le deviazioni al di sotto e al di sopra di tale obiettivo, e cerca di ottenere questo risultato attraverso la politica monetaria. Gli strumenti della BCE comprendono l'adeguamento del tasso di interesse di riferimento e i programmi di acquisto di obbligazioni.
Altri termini spesso citati in ambito economico in relazione all'inflazione sono:
Il costo della vita dipende dai prezzi di molti beni e servizi. Per misurare il costo della vita per il consumatore medio, le organizzazioni governative (come l'Ufficio Federale di Statistica) conducono indagini sulle famiglie per determinare un paniere di articoli acquistati di frequente e di servizi utilizzati di frequente, e monitorano il costo di questo paniere nel tempo. I costi in un determinato momento, espressi rispetto a un anno base, rappresentano l'indice dei prezzi al consumo (CPI). La variazione percentuale del CPI in un periodo di tempo indica l'inflazione dei prezzi al consumo, che è la misura dell'inflazione più comunemente utilizzata. Per esempio, se il CPI dell'anno di riferimento è pari a 100 e quello attuale è pari a 110, l'inflazione in quel periodo è pari al dieci per cento. Generalmente, il CPI viene calcolato su base mensile. Inoltre, il periodo di osservazione abituale è di un anno, il che significa che l'inflazione può spesso essere interpretata come l'inflazione percentuale rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.
Quando si parla di inflazione, viene spesso citata anche la core inflation. Si tratta di una misura dell'inflazione che esclude alcuni prodotti come i generi alimentari e l'energia, i cui prezzi sono influenzati da fattori stagionali e più volatili. In particolare, il prezzo del petrolio, come singolo fattore, ha avuto una forte influenza sui tassi di inflazione. Pertanto, oltre all'inflazione, nella valutazione di un'economia si dovrebbe considerare anche la misura corretta della core inflation. Per questo motivo le banche centrali prestano particolare attenzione alla core inflation nei loro sforzi per raggiungere la stabilità dei prezzi.
Il paniere dell'indice dei prezzi al consumo viene solitamente mantenuto costante per un lungo periodo di tempo e solo occasionalmente adeguato per riflettere i cambiamenti nel comportamento dei consumatori o le nuove tendenze. Per esempio, le cialde e le capsule per il caffè o le tariffe per i servizi di streaming sono state aggiunte al paniere qualche tempo fa per rappresentare il comportamento dei consumatori contemporanei. L'elenco che segue mostra le componenti e la ponderazione del paniere dell'indice dei prezzi al consumo per l’Italia (al 2022).
1. Prodotti alimentari e bevande analcoliche |
19,5% |
2. Bevande alcoliche e tabacchi |
3,6% |
3. Abbigliamento e calzature |
7,3% |
4. Abitazione, acqua, elettricità e combustibili |
11,6% |
5. Mobili, articoli e servizi per la casa |
8,5% |
6. Servizi sanitari e spese per la salute |
4,6% |
7. Trasporti |
15,3% |
8. Comunicazioni |
2,7% |
9. Ricreazione, spettacoli e cultura |
5,8% |
10. Istruzione |
1,1% |
11. Servizi ricettivi e di ristorazione |
9,9% |
12. Altri beni e servizi |
10,0% |
Fonte: https://www.ecb.europa.eu/stats/ecb_statistics/escb/html/table.en.html?id=JDF_ICP_COICOP_INW
In economia esistono molte teorie e modelli sull'origine dell'inflazione. In generale, bisogna distinguere tra inflazione a lungo e a breve termine. Il punto di vista condiviso è che l'inflazione a lungo termine sia causata da una crescita eccessiva dell'offerta di moneta, mentre nel breve e medio termine le cause derivino principalmente dall'interazione tra domanda e offerta.
L'inflazione da offerta, detta anche inflazione da costi, si verifica quando i costi di produzione aumentano in seguito ad aumenti dei salari, dell'energia o dei costi delle materie prime, mentre la domanda rimane stabile. Per evitare il fallimento, le aziende produttrici devono trasferire l'aumento dei costi di produzione ai consumatori finali, con un conseguente aumento dei prezzi o inflazione.
L'inflazione da domanda si verifica quando la domanda di beni aumenta così rapidamente che i fornitori non possono rispondere incrementando le quantità offerte. Secondo le leggi del mercato, questo porta a un aumento dei prezzi e quindi all'inflazione. Questo tipo di inflazione si verifica solitamente in periodi di buona crescita economica.
Quando si investe, è importante capire la relazione tra rendimenti nominali e reali. Il rendimento reale viene calcolato sottraendo al rendimento nominale il tasso di inflazione. Se, ad esempio, compro un'azione a 100 euro all'inizio dell'anno e la rivendo a 102 euro alla fine dell'anno, ho ottenuto un profitto di due euro: il rendimento nominale è del due per cento. Ma se l'inflazione fosse stata del 3% quest'anno, il rendimento reale sarebbe stato negativo (meno 1%) e quindi avrei perso potere d'acquisto. Gli investimenti hanno contenuto la perdita di potere d'acquisto, ma non sono riusciti ad annullarla completamente, sfociando in un’effettiva perdita di ricchezza. Questo esempio dimostra che nel campo degli investimenti è sempre opportuno considerare il rendimento reale, ossia il rendimento adeguato all'inflazione. Il motivo è che, in ultima analisi, il potere d'acquisto è il criterio più importante per un investitore.
La situazione opposta si ha, ad esempio, se sono un debitore e sto pagando un prestito per una casa. Il valore nominale del prestito, cioè la quantità di denaro presa in prestito, è costante, mentre il livello dei prezzi aumenta. Di conseguenza, l'importo del prestito perde valore proporzionalmente nel tempo, mentre il reddito da locazione, ad esempio, può essere potenzialmente adeguato all'inflazione.
Esistono diversi modi per proteggersi dall’inflazione. In generale, gli asset tangibili come gli immobili o i metalli preziosi (soprattutto l'oro) sono considerati a prova di inflazione. Altre opzioni di investimento sono le materie prime, le obbligazioni indicizzate all'inflazione e le azioni. È importante sottolineare che non tutte le classi di attività proteggono allo stesso modo in ogni fase inflazionistica. Le azioni, ad esempio, in fasi inflazionistiche possono generare rendimenti più bassi nel breve periodo se le aziende non riescono a trasferire completamente ai consumatori l'aumento dei prezzi di acquisto. Tuttavia, la storia dimostra che un portafoglio azionario ampiamente diversificato può offrire un rendimento atteso positivo nel lungo periodo anche al netto del tasso di inflazione.
A differenza delle materie prime e degli immobili, le obbligazioni indicizzate all'inflazione rappresentano una classe di attività meno volatile per proteggersi dal rischio di inflazione. Con questo tipo di obbligazioni, il valore nominale e il pagamento delle cedole sono legati a un indice dei prezzi al consumo e adeguati all'inflazione. Se il tasso d'inflazione aumenta, aumenta anche il prezzo di un'obbligazione coperta dall'inflazione. La cedola di un'obbligazione indicizzata all'inflazione è detta anche cedola reale e il rendimento è detto rendimento reale. Il reddito di un'obbligazione di questo tipo, quindi, non diminuisce il potere d'acquisto a causa dell'inflazione.
Gli ETF offrono un modo semplice per investire in azioni, materie prime e obbligazioni (protette dall'inflazione) in modo aggregato e diversificato a livello globale.
Stefan Wennemar, CFA
Stefan è Senior Portfolio Manager nel team Wealth Management. È specializzato in gestione di portafogli, analisi dei dati e ricerca sui temi dei mercati finanziari. Ha conseguito una laurea in Economia e Commercio presso la Goethe University di Francoforte e un Master in Finanza alla Stockholm School of Economics.