La comunità crypto attendeva da tempo questa data e l'11 gennaio 2024 è finalmente arrivata: la Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense ha approvato i primi undici ETF spot sui Bitcoin. Molti investitori si chiedono se sia possibile acquistare i prodotti di gestori patrimoniali come BlackRock o Fidelity anche in Italia.
L'iShares Bitcoin Trust (IBIT) di BlackRock ha raggiunto un volume di 17,1 miliardi di dollari dopo poco meno di tre mesi. Il più grande prodotto analogo in Europa, l'ETC Group Physical Bitcoin (BTCE) ha un volume di poco più di un miliardo e mezzo di dollari USA a tre anni e mezzo dal suo lancio.
I fondi indicizzati Bitcoin negoziati in borsa rendono più facile per gli investitori istituzionali e privati investire nelle criptovalute. Nonostante negli Stati Uniti esistessero già degli ETF Bitcoin, questi non investivano in coin, ma dovevano cercare di replicare l'andamento del prezzo del Bitcoin attraverso la negoziazione di futures. Un metodo più costoso e meno affidabile, poiché spesso si verificano deviazioni dal valore di riferimento. Gli ETF spot, invece, acquistano direttamente i bitcoin e sono anch'essi considerati asset speciali, motivo per cui gli investitori sono protetti contro il default dell'emittente.
Prima o poi, circa 40 miliardi di dollari potrebbero affluire negli ETF Bitcoin se solo un quinto degli investitori in ETF statunitensi decidesse di investire il 3 % del proprio patrimonio in ETF Bitcoin. Con l'aumento della domanda, è probabile che anche il prezzo aumenti in modo significativo.
Nel 2024 potrebbe esserci un forte vento favorevole per il prezzo del Bitcoin per altri motivi. Il fattore più importante, che finora ha ricevuto molta attenzione nel panorama delle criptovalute, è il dimezzamento del Bitcoin previsto per la fine di aprile.
Gli ETF statunitensi non possono essere offerti in Europa. Ciò è dovuto al fatto che non è possibile rendere disponibili alcuni documenti di prodotto che sono un prerequisito per la negoziazione tramite un broker in Europa.
C'è un motivo: non per niente esistono regole chiare e valide in tutta Europa per gli ETF e i fondi comuni di investimento. È richiesto dagli standard e serve a proteggere chi investe. Anche le criptovalute non sono un’attività autorizzata in Europa, in quanto non sono titoli. Inoltre, i fondi comuni di investimento devono investire in modo diversificato e non possono contenere una sola attività.
Tuttavia, in Europa esistono da tempo alternative che funzionano in modo simile agli ETF. Si sono affermati i cosiddetti ETC (exchange-traded commodities), che funzionano in modo simile agli ETF, per l'oro e, da qualche anno, anche per le criptovalute. Le attività sono interamente depositate lì, nel caso delle criptovalute per lo più offline, in cold storage sicuri. Il primo ETC in oro è stato lanciato nel 2004, quindi il concetto è già collaudato.
In definitiva, la regolamentazione europea e persino tedesca delle criptovalute sul mercato dei capitali è in anticipo rispetto agli Stati Uniti da anni: ci sono oltre 80 crypto ETC approvati, non solo su Bitcoin, ma anche su altre coin importanti come Cardano, Ethereum, Solana o XRP. Esistono persino panieri passivi di ETC nell'indice MSCI Digital Assets, ad esempio.
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